Il workaholism è una forma di dipendenza psicologica dal lavoro. Lo si riconosce dal tempo eccessivo dedicato al lavoro, dall’agitazione che si prova quando “non si fa nulla” e dalla riduzione progressiva dell’investimento emotivo in altri ambiti di vita. Quand’è così è meglio rivolgersi ad un professionista
Il workaholism è una forma di dipendenza da lavoro da non confondersi con la passione per il lavoro, il desiderio sano di riuscita o l’engagement. Come nelle altre forme di dipendenza, nel workaholism le persone scivolano piano piano in una relazione ambivalente con il lavoro dalla quale difficilmente riescono a liberarsi nonostante l’illusione di poterlo fare qualora ci fosse la necessità o l’intenzione. Che però non arrivano mai.
Workaholism: sintomi e conseguenze
In generale, uno dei sintomi principali con cui si riconosce un workaholic è il tempo eccessivo dedicato al lavoro: non ha orari, non fa pause o le usa per lavorare, lavora anche di notte o nei fine settimana o anche quando è in ferie. In generale, non pone un confine tra vita professionale e personale, irride e disprezza coloro che perdono tempo in occupazioni o attività futili (sistemare la casa, andare al cinema, stare in famiglia, ascoltare musica, fare dello sport, …).
Un altro degli effetti principali del workaholism è l’esaurimento emotivo. La persona che ha sviluppato una dipendenza da lavoro è incapace a rilassarsi e ha bisogno anche nel tempo libero di fare il pieno di stimoli, attività, relazioni. Se non riesce a mantenere un contatto con il lavoro, controllando e-mail, messaggi o calendar, è inquieto e annoiato e dimostra una certa rigidità nel comportamento.
Per coloro che soffrono da dipendenza da lavoro il non far nulla è angosciante: temono il vuoto, inteso come sospensione delle attività e spesso per allontanare questo senso di angoscia abusano di alcool, fumo, farmaci o altre sostanze.
Le relazioni sociali si riducono e vengono coltivate in prevalenza quelle legate all’ambiente professionale, si impoveriscono i rapporti sentimentali. Il workaholic è spesso aggressivo con i familiari, specie se lo richiamano ad altri impegni che non siano il lavoro. I comportamenti poco tolleranti e aggressivi si manifestano anche in ambito lavorativo, spesso con i colleghi.
I workaholic hanno solitamente una scarsa preoccupazione per la propria salute e per la cura di sé. Ammettono la loro dipendenza da lavoro ma non la considerano un pericolo grave, nonostante alcuni sintomi fisici tipici di un livello di stress oltre il limite, come il mal di testa, il mal di stomaco, l’insonnia, dolori muscolo-scheletrici e disturbi cardiaci o circolatori.
Infine, in qualche caso hanno la sensazione di non essere sufficientemente riconosciuti e rispettati e ciò li porta a raccontare ed esibire le loro capacità e imprese in maniera ripetitiva ed esagerata.
Workaholism: cosa fare
La persona affetta da dipendenza da lavoro fatica ad accorgersi che si sta ammalando o quando ne è consapevole ne sottovaluta l’importanza. La dipendenza da lavoro è una “patologia” oggi abbondantemente rinforzata che ha conseguenze spesso gratificanti, lusinghiere e “convenienti”.
A farne le spese sono spesso i familiari o i colleghi, o i collaboratori quando il workaholic occupa una posizione manageriale e direttiva. Il problema non si può certamente affrontare da soli, ma richiede un aiuto professionale e un percorso psicologico e psicoterapeutico.
Innanzitutto, coloro che sono vicini alle persone che soffrono di dipendenza da lavoro hanno un ruolo fondamentale nell’aiutare la persona a riconoscere la patologia di cui soffre. Possono essere i familiari, i colleghi, i capi o la Direzione del Personale, che tra le sue responsabilità istituzionali, oltre ad assicurare all’azienda persone competenti e performanti ha anche il dovere di tutelare la salute dei dipendenti nel luogo del lavoro.
Poi, è necessario rivolgersi ad un professionista che sia in grado da un lato di comprendere le dinamiche organizzative e professionali del lavoro, ma che contemporaneamente sia capace di un lavoro psicologico e clinico che pur definendo un programma di azioni concrete non si limiti alla prescrizione di pratiche e comportamenti correttivi. La dipendenza da lavoro, come altre dipendenze, ha un’origine profonda. Affonda le sue radici in relazioni che per qualche ragione non hanno funzionato come avrebbero dovuto funzionare e hanno lasciato una ferita aperta, che la persona tenta di riparare attraverso la dipendenza.
Si tratta allora di ripartire proprio da lì, facendo fare attraverso il percorso psicologico e psicoterapeutico un’esperienza di relazione in grado di accogliere, riconoscere e valorizzare la persona per quel che è e per quel che vale, senza dover e doversi abusare e imparando pian piano a rivolersi bene.