Cambiare lavoro: quando la paura di deludere è di ostacolo

Cambiare lavoro è talvolta ostacolato da emozioni profonde, spesso inconsapevoli, che ci impediscono di utilizzare al meglio la nostra energia, volontà e intelligenza. La paura di deludere è legata a insicurezze e vicende del passato, difficili da riconoscere. Utilizzando in maniera integrata alcune metodologie dell’EMDR e il career coaching è possibile  superare l’empasse e dare seguito al nostro progetto di cambiamento al lavoro.

Cambiare lavoro e la paura di deludere, mano che apre agenda sul tavoloCambiare lavoro richiede un impegno notevole sia sul versante pratico, quello delle cosiddette tecniche di ricerca lavoro, sia su quello psichico, delle dinamiche emotive e delle cognizioni. Entrambi i versanti sono importanti. Si aumentano le probabilità di cambiare lavoro se si definisce con chiarezza il proprio progetto, si identificano gli interlocutori giusti, si coltiva e sviluppa il proprio network e ci si preoccupa di presentare se stessi in maniera efficace e desiderabile. Ma cambiare lavoro è talvolta più facile se ci prende cura delle proprie emozioni e di quello che ci fanno fare, o ci impediscono di fare, quando sono ingombranti. Capita a volte che queste emozioni arrivino “da lontano”, e prendano una forma muta, congelando il desiderio proprio sul punto in cui dovrebbe prendere slancio e tradursi in progetto e azione. È la paura di deludere. Continue reading “Cambiare lavoro: quando la paura di deludere è di ostacolo” »

Smart working: (s)bilanciamento vita e lavoro nell’emergenza Coronavirus*

Decomprimere le emozioni, comunicare in maniera adeguata con familiari e colleghi, tenere in ordine la postazione di lavoro tollerando un po’ di “creatività” e confusione, concedersi pause e tempi “protetti”, curare l’aspetto fisico. Bilanciare vita e lavoro nell’emergenza Coronavirus è possibile, ma richiede un impegno sul piano emotivo e pratico.

Smart working e coronavirus, fogli accartocciati sulla scrivania e persona con entrambe le mani sul voltoLo smart working in questo periodo di emergenza da Coronavirus sta mettendo a dura prova molte persone. Lavorare da casa in tempi normali ha i suoi vantaggi, ma in queste settimane sta creando difficoltà e disagi. Alla preoccupazione e alla paura per la salute si aggiunge la fatica e lo stress del bilanciare vita e lavoro. Perché sul piano psicologico è difficile vivere e lavorare confinati in casa? Cosa succede alle relazioni professionali se avvengono solo a distanza? E quelle familiari? Come ridefinire i confini tra spazio di vita e di lavoro?

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Ansia e gestione del tempo: una questione di confini?

Gli stati d’ansia sono generalmente associati ad una perdita di controllo. Quando il tempo ci sfugge e non siamo in grado di maneggiarlo è più probabile attivare una risposta di allarme che si traduce in stress e stati d’ansia generalizzata. In questi casi, gestire bene il tempo può avere un doppio beneficio: rendere più efficace la nostra organizzazione quotidiana e contenere l’ansia.

Ansia e gestione del tempo, guardare l'orologio

Ciascuno di noi può tollerare una limitata perdita di controllo, superata la quale entra in uno stato di agitazione e di ansia. Se temporaneo, questo stato è funzionale ad attivarsi per ristabilire l’equilibrio, ma se si protrae diventa disfunzionale e patologico. In molti casi l’ansia ha a che fare con la gestione dei confini e del tempo e con la sensazione di non poterlo gestire ed esserne sopraffatti. Il tempo, che nella rappresentazione mitologica mangia i propri figli, a volte minaccia di inghiottirci e noi rischiamo di perderci. Mantenere un orientamento e una gestione salda del tempo ci dà una sensazione di controllo e di benessere, aumenta contemporaneamente il senso di efficacia e tiene a bada l’ansia. Continue reading “Ansia e gestione del tempo: una questione di confini?” »

Workaholism: sintomi, conseguenze e cura

Il workaholism è una forma di dipendenza psicologica dal lavoro. Lo si riconosce dal tempo eccessivo dedicato al lavoro, dall’agitazione che si prova quando “non si fa nulla” e dalla riduzione progressiva dell’investimento emotivo in altri ambiti di vita. Quand’è così è meglio rivolgersi ad un professionista

Il workaholism è una forma di dipendenza da lavoro da non confondersi con la passione per il lavoro, il desiderio sano di riuscita o l’engagement. Come nelle altre forme di dipendenza, nel workaholism le persone scivolano piano piano in una relazione ambivalente con il lavoro dalla quale difficilmente riescono a liberarsi nonostante l’illusione di poterlo fare qualora ci fosse la necessità o l’intenzione. Che però non arrivano mai. Continue reading “Workaholism: sintomi, conseguenze e cura” »

Workaholism: quando il troppo lavoro nasconde qualcos’altro

Il termine workaholism (o work addiction) viene utilizzato per indicare la dipendenza da lavoro, ovvero un coinvolgimento eccessivo e privo di limiti nella situazione lavorativa. Questa forma di dipendenza è spesso legata alla propria storia personale.

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Workaholic: presi dagli ingranaggi del lavoro

Il workaholism è una vera e propria dipendenza da lavoro. Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1971 da Wayne Oates nel suo libro Confessions of a Workaholic e fa riferimento ad una sorta di “ubriacatura da lavoro”, proprio per le analogie che questa patologia ha con la dipendenza da alcool.

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Decisione e idealizzazione

Decisione e idealizzazioneDecidersi ha come finale un atto concreto che rompe l’indugio, libera energia e rende reale qualcosa che fin lì si era solo immaginato: una telefonata difficile ad un collega, l’invio di una mail scritta e riscritta infinite volte, la scelta di andarsene, la firma di un nuovo contratto, una dichiarazione d’amore.

Quel sostare nell’incertezza che precede la decisione genera una tensione che alimenta contemporaneamente il timore e il desiderio di procedere: un dialogo interiore a volte creativo e piacevole, altre volte faticoso e difficile, che prelude un cambiamento. Più la decisione ha a che fare con cambiamenti importanti della nostra vita personale o professionale, più questa tensione è difficile da contenere.

Per alcune persone questi momenti sono tutt’altro che facili: c’è un indugiare estenuante nell’attesa, una tensione pesante e paralizzante, un sovrainvestimento di analisi e riflessione, spesso accompagnati da un sentimento ansioso o vagamente depressivo o entrambe le cose.

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Meno ansia al lavoro: chiarezza, progettualità e network.

Meno ansia da lavoro e come gestirla con chiarezza, progettualità e networkNon ci sono ricette, in realtà. La vita professionale spesso ci riserva fatiche che richiedono tutte le nostre energie, sensibilità e capacità. In qualche caso non ci sono scorciatoie e l’ansia è il dazio da pagare per ottenere soddisfazioni e riconoscimenti o per stare al passo col ritmo che ci viene richiesto. O semplicemente per tener duro e strappare al mondo del lavoro quel minimo che ci spetta per poter vivere decentemente.

È importante però non superare i livelli di guardia: l’ansia oltre un certo limite rischia di cronicizzarsi e di diventare patologica.

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L’ansia, un urlo silenzioso

Ansia urlo silenziosoL’ansia è un urlo silenzioso, un modo complicato per dire a noi stessi che non siamo d’accordo con ciò che stiamo facendo e con ciò che gli altri stanno facendo con noi.

Può sembrare strano considerarla in questo modo perché non è così che l’ansia si manifesta. Per molte persone è proprio l’incapacità di urlare (o di aver urlato) le proprie ragioni a generarla.

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