Smart working: (s)bilanciamento vita e lavoro nell’emergenza Coronavirus*

Decomprimere le emozioni, comunicare in maniera adeguata con familiari e colleghi, tenere in ordine la postazione di lavoro tollerando un po’ di “creatività” e confusione, concedersi pause e tempi “protetti”, curare l’aspetto fisico. Bilanciare vita e lavoro nell’emergenza Coronavirus è possibile, ma richiede un impegno sul piano emotivo e pratico.

Smart working e coronavirus, fogli accartocciati sulla scrivania e persona con entrambe le mani sul voltoLo smart working in questo periodo di emergenza da Coronavirus sta mettendo a dura prova molte persone. Lavorare da casa in tempi normali ha i suoi vantaggi, ma in queste settimane sta creando difficoltà e disagi. Alla preoccupazione e alla paura per la salute si aggiunge la fatica e lo stress del bilanciare vita e lavoro. Perché sul piano psicologico è difficile vivere e lavorare confinati in casa? Cosa succede alle relazioni professionali se avvengono solo a distanza? E quelle familiari? Come ridefinire i confini tra spazio di vita e di lavoro?

In questo momento con lo smart working siamo tutti chiamati a trasformare le nostre relazioni, lavorative e familiari, e a occuparci delle nostre emozioni affinché rimangano in salute e orientino adeguatamente i nostri comportamenti.

Bilanciare vita e lavoro ai tempi del Coronavirus: cosa sfida le nostre emozioni

Diversi sono i fattori che mettono alla prova il nostro sistema emotivo e che possono generare livelli di stress che vanno oltre la cosiddetta “finestra di tolleranza”. Alcuni di questi  sono legati all’emergenza dell’epidemia, come ad esempio:

  • senso di vulnerabilità̀ e mancanza di sicurezza (“Anche a casa non mi sento al sicuro…” o “Al supermercato posso essere stato contagiato…”);
  • responsabilità di ciò che può accadere (“Forse ho usato poche precazioni e ora potrei contagiare i miei cari”);
  • problemi relativi al controllo e all’auto-efficacia (“E’ tutto inutile, sono in balia degli eventi, non posso fare nulla”).

Altri fattori sono invece legati allo smart working unito alla condizione di costrittività in cui in questi giorni siamo costretti a vivere:

  • stravolgimento dei confini: in casa è difficile mantenere un proprio spazio senza l’invasione degli altri, mentre fuori casa i confini sono rigidissimi (in alcune Regioni l’ordinanza indica un limite di 200 metri da casa…);
  • gestione delle relazioni a distanza forzate, separazione dai colleghi, amici, conoscenti, senso di isolamento e socialità ridotta, che aumenta e riattiva le nostre  “ansie da separazione”;
  • convivenze forzate e gestione dei conflitti, che è uno degli aspetti più critici e diffusi di questi giorni: porta ad una reattività negativa e ad un aumento dell’aggressività e conflittualità intrafamiliare;
  • negoziazione tra coniugi del tempo da dedicare ai figli, ancora più stressato del normale e che apre questioni che vanno al di là dell’organizzazione quotidiana;
  • nevrosi da iperconnessione e uso eccessivo della strumentazione a distanza;
  • allentamento dell’intimità e pubblico e privato che si confondono: le webcam aprono finestre sul privato che non si è certi di voler mostrare.

Conseguenze sul piano emotivo

Lo stress del bilanciare vita e lavoro può avere le seguenti conseguenze:

  • Irritabilità̀/irrequietezza/conflittualità
  • Senso di costrizione e ansia
  • Iperattivazione
  • Difficoltà di concentrazione
  • Difficoltà di memoria
  • Isolamento/chiusura
  • Affaticamento, mancanza di energia
  • Disturbi del sonno
  • Addiction (aumento del consumo di alcol, tabacco, psicofarmaci)

Bilanciamento vita e lavoro Coronavirus, uomo seduto che si copre la faccia con entrambe le maniComprendere che alcune reazioni sono “normali” in condizioni di stress acuto consente innanzitutto di “normalizzare” ciò che sta accadendo e di inquadrarle in una spiegazione logica. Il fatto che siano “normali” non significa però che non si debba porvi rimedio.

Equilibrio vita e lavoro: bilanciare le emozioni

Per ridurre lo stress e mantenere un adeguato equilibrio emotivo anche in un periodo così difficile può essere opportuno:

  • assumersi la responsabilità delle proprie emozioni: non cercare colpevoli, capri espiatori, ma nemmeno colpevolizzarsi; capire come usarle in modo intelligente;
  • parlarne con gli altri familiari, compagna o compagno in primis, usando modalità di comunicazione adeguate: descrivere i fatti in maniera oggettiva; riconoscere il proprio stato d’animo; esprimere i bisogni soddisfatti e insoddisfatti; formulare una richiesta concreta, positiva e nel presente;
  • per chi vive da solo, parlarne con altri di fiducia, scegliendo possibilmente chi ci trasmette un maggior senso di familiarità e di sicurezza;
  • decomprimere e “fluidificare” le emozioni con piccole e semplici tecniche di respirazione profonda e rilassamento (molti esercizi guidati si possono trovare anche in rete).

Richiedere un aiuto specialistico se sentiamo che il livello di stress e ansia sono troppo elevati per poterli gestire e risolvere da soli. Al momento sono molti i servizi online anche gratuiti messi a disposizione da Ordini, Associazioni e gruppi professionali.

Bilanciare vita e lavoro in tempi di emergenza: indicazioni pratiche

Bilanciamento vita e lavoro Coronavirus, quaderno a righe aperto con tazza di caffè, matite colorate e carte accartocciate Bilanciare vita e lavoro è spesso un fatto di confini, passaggi, invasioni da tollerare o al contrario respingere. Ha a che fare col darsi e mantenere routine e col regolare le relazioni con l’esterno per garantirsi una regolazione del nostro mondo interno. Ecco in tal senso alcuni suggerimenti pratici. Gli altri, ciascuno può creativamente inventarli.

  • Tenere in ordine la postazione di lavoro, ma tollerare un livello fisiologico di “creatività” e confusione: i nostri ambienti di lavoro in questi giorni sono inevitabilmente più mediterranei che nordici.
  • Esplicitare possibili difficoltà e inconvenienti a colleghi o clienti , ad esempio: “Perdonami, ma ho la bimba che è collegata in classroom con la maestra e  potrebbe chiedermi un aiuto” oppure “Ho la mamma anziana e tra un po’ dovrò portarle il caffè”. Non c’è nulla di male, anzi: finalmente qualcuno (solo ora, ahimè!) si renderà un po’ più conto delle battaglie quotidiane di molte mamme, papà e figli con genitori anziani … per far convivere vita e lavoro.
  • Per i capi, allentare il controllo e lasciare maggior spazio di autonomia: non adottare un controllo ossessivo sui collaboratori dettato più dalle proprie ansie che da reali esigenze operative.
  • Per i collaboratori, aumentare la frequenza dei feedback sul proprio operato, verso i colleghi e i capi, per diminuire la sensazione di incertezza e di perdita di controllo.
  • Curare il proprio aspetto fisico: in questi casi l’abito fa il monaco, non solo per gli altri ma per se stessi. La cura del corpo, gli abiti puliti, gli abbinamenti che fanno stare bene … sono un confine sano a una deriva che inizia nel “mondo esterno” (quello dell’aspetto esteriore) per intaccare il “mondo interno” (del nostro benessere psicologico). E viceversa.
  • Concedersi pause e tempi “protetti”: darsi un orario e rispettarlo (non eccedere col lavoro…); dare indicazioni su disponibilità, possibili pause e su eventuali contrattempi. Non sentirsi in colpa se non si può rispondere o se leggiamo un Whatsapp in ritardo. Se serve, autorizzarsi a inventare qualche piccola bugia per terminare un lavoro in cui serve concentrazione o anche per concederci un caffè in tranquillità. Come quando in ufficio si fissano finte riunioni nel calendar condiviso per avere un tempo protetto.
  • Non fare indigestione di stimoli: resistere alla tentazione di riempire un vuoto (reale) che si è creato nelle nostre vite personali e professionali con un eccesso di informazioni, formazione, call, nuove piattaforme di comunicazione. Allenarsi ad apprezzare il silenzio e il non fare!
  • Pensare che gli altri sono nelle nostre condizioni. Potremmo dire mal comune, mezzo gaudio ma con un sentimento di vicinanza e solidarietà reciproca: sapere che sono in molti ad avere le nostre stesse difficoltà col lavoro può aiutare noi e gli altri a tollerarci nelle reciproche “postazioni da campo” che professionalmente stiamo allestendo in questi tempi difficili.

“Stai facendo del tuo meglio!”

C’è un mantra in una delle brevi meditazioni (21 Days of Guided Meditation, di Jess Ray, disponibile su Audible) che in questi giorni sono solito fare, soprattutto quando sento che lo stress rischia di farmi perdere lucidità. Questo mantra dice: stai facendo del tuo meglio! Date le conoscenze, gli strumenti, le condizioni … stai facendo del tuo meglio. Puoi imparare, evolvere, cambiare, ma in questo momento … stai facendo del tuo meglio!

C’è sempre spazio per migliorare, ci mancherebbe! E scopriremo anche in questa difficile emergenza potenzialità e risorse che non pensavamo di avere. Ma per il momento, stiamo facendo del nostro meglio, nelle nostre vite e nei nostri lavori e nei bilanciamenti e sbilanciamenti che ognuno di noi umanamente sta riuscendo a trovare.

* Parte delle riflessioni che seguono sono frutto di un confronto con i colleghi Mariagrazia Fagioli, Silvia Li Puma, Giovanni Reale e Marco Bolzoni con i quali stiamo progettando – a distanza – una serie di interventi di counselling e coaching, per aiutare le persone fronteggiare l’emergenza trovando un buon equilibrio tra vita e lavoro.

Photo by Christian Erfurt on Unsplash e Freepik

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