Le mamme che lavorano devono fare i conti, molto più dei papà, con la responsabilità della loro scelta professionale e con i sensi di colpa, un’emozione tra le più difficili da maneggiare.
Sto abbastanza con mio figlio? Lo farò soffrire lasciandolo tutto questo tempo all’asilo? Vale davvero la pena lavorare così tanto? Se lavoro potrò essere una buona madre? Quando cresceranno, lmi pentirò di non averli goduti abbastanza?
Le mille difficoltà pratiche delle mamme che lavorano, l’organizzazione minuziosa della giornata e il dover trovare un equilibrio tra le esigenze del piccolo, le richieste professionali e le esigenze personali, spesso trascurate, mettono a dura prova. A ciò si aggiunge di frequente il giudizio degli altri ai quali sembra sempre tutto chiaro.
Alla fatica pratica si aggiunge spesso e soprattutto quella emotiva: lo sconforto, la mancanza di lucidità ed energia, la paura o l’ansia (se non l’angoscia). Una mamma che lavora può smarrire il senso del sé, della propria identità, la percezione della propria efficacia e adeguatezza.
Difficoltà per le mamme che lavorano: le cause
Sono molteplici i motivi di difficoltà per le mamme che lavorano.
Innanzitutto, la complessità della sfida. Non è un caso se negli ultimi anni si sia parlato molto di maternity as a master, ovvero di quanto possa insegnare l’esperienza di essere madri.
Poi, la mancanza di supporto culturale e sociale: la nostra cultura, le leggi attuali e la definizione ancora molto tradizionalista dei ruoli familiari portano a sbilanciare in modo esagerato la responsabilità verso la mamma, anche quando la mamma lavora, spesso senza offrire supporti adeguati.
Ci sono poi i modelli familiari che per le mamme di oggi sono in buona parte da rivedere. Il mondo è cambiato, e anche in modo rapido, e i progetti professionali fino poco tempo fa inauditi e non pensabili sono oggi per molte mamme a portata di mano. Non sempre nella propria storia personale c’è un modello adeguato a cui ispirarsi.
C’è poi il ruolo dei papà, che è fondamentale quando nasce un figlio e quando la mamma rientra al lavoro. Spesso la fatica delle mamme che lavorano è dovuta al fatto che la coppia non considera la ricerca di un nuovo equilibrio vita e lavoro come un’esigenza congiunta, ma solo della mamma.
Aiuto e supporto per le mamme che lavorano
L’aiuto specialistico per le mamme che lavorano si muove lungo tre direttrici.
La prima è di tipo pratico-organizzativo, e si realizza attraverso un’attività di coaching. Quando una mamma lavora può avere l’esigenza di sviluppare o affinare alcune capacità personali e organizzative: assertività, delega, gestione delle attività, gestione dello stress e delle emozioni. Ciò consente una maggiore lucidità ed efficacia e un minor dispendio di energie.
La seconda è di tipo psicologico e ha a che fare sia col sostegno psicologico che con la psicoterapia psicoanalitica. Per la mamma che lavora può essere di aiuto un breve periodo di sostegno psicologico in modo da gestire la fatica emotiva e contenere eventuali derive di tipo ansioso o depressivo. La psicoterapia psicoanalitica è invece opportuna là dove per una mamma che lavori sia necessario rivedere parte dei propri modelli familiari non del tutto funzionali (di donna, madre, moglie o compagna) che riaffiorano prepotentemente con la nascita di un figlio.
La terza va invece nella direzione di aiutare la coppia a trovare nuovi equilibri e nuovi modi di stare insieme. L’arrivo di un figlio e la ripresa del lavoro da parte della mamma richiede un passaggio e una trasformazione affettiva e relazionale nella coppia. Ciò richiede sempre una ricerca congiunta e un lavoro psicologico tra la mamma e il papà, chiamati con la nascita dei figli a far nascere un nuovo rapporto. Alcune coppie sono in grado di farlo da sole, altre hanno invece bisogno di un supporto specialistico.
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