Cambiare lavoro: quando la paura di deludere è di ostacolo

Cambiare lavoro è talvolta ostacolato da emozioni profonde, spesso inconsapevoli, che ci impediscono di utilizzare al meglio la nostra energia, volontà e intelligenza. La paura di deludere è legata a insicurezze e vicende del passato, difficili da riconoscere. Utilizzando in maniera integrata alcune metodologie dell’EMDR e il career coaching è possibile  superare l’empasse e dare seguito al nostro progetto di cambiamento al lavoro.

Cambiare lavoro e la paura di deludere, mano che apre agenda sul tavoloCambiare lavoro richiede un impegno notevole sia sul versante pratico, quello delle cosiddette tecniche di ricerca lavoro, sia su quello psichico, delle dinamiche emotive e delle cognizioni. Entrambi i versanti sono importanti. Si aumentano le probabilità di cambiare lavoro se si definisce con chiarezza il proprio progetto, si identificano gli interlocutori giusti, si coltiva e sviluppa il proprio network e ci si preoccupa di presentare se stessi in maniera efficace e desiderabile. Ma cambiare lavoro è talvolta più facile se ci prende cura delle proprie emozioni e di quello che ci fanno fare, o ci impediscono di fare, quando sono ingombranti. Capita a volte che queste emozioni arrivino “da lontano”, e prendano una forma muta, congelando il desiderio proprio sul punto in cui dovrebbe prendere slancio e tradursi in progetto e azione. È la paura di deludere. Continue reading “Cambiare lavoro: quando la paura di deludere è di ostacolo” »

Lo smart working che verrà: riprogettare il nostro futuro, adesso

Allenarsi a collaborare a distanza, affinare la capacità di gestire tempo e  confini, bilanciare vita e lavoro, definire nuove regole di ingaggio per il team. Il futuro del nostro lavoro c’è, ma ancora non si vede. Possiamo iniziare a concepirlo e progettarlo. Ogni progetto ha le sue radici nel desiderio e il desiderio alimenta il progetto. Dipende anche da noi: allenarci ora nelle condizioni di emergenza in cui ci troviamo aumenta le probabilità che il nostro futuro lavorativo assomigli davvero a ciò che desideriamo.

Smart working, donna che scrive col suo mac sulle ginocchiaMolte persone che lavorano hanno in queste settimane sperimentato concretamente il lavorare a distanza. Nel bene e nel male, ciascuno si è confrontato con capacità, conoscenze e disposizioni d’animo da acquisire e allenare, nell’oscillazione tra euforia e sconforto, identità e disindentità, evoluzione e involuzione. L’emergenza ha costretto molti ad abbandonare in fretta e disordinatamente modi di lavorare abituali, e quelli nuovi richiedono non solo di fare ma anche di pensare in maniera differente. Continue reading “Lo smart working che verrà: riprogettare il nostro futuro, adesso” »

Fragilità al lavoro (maneggiare con cura!)

Le parole che ci salvano” di Eugenio Borgna è un libro che parla di emozioni fragili e di parole, e di come coltivare le une con le altre. E se la fragilità fosse fraintesa e mal considerata anche nel mondo del lavoro? mi sono chiesto.

mozioni al lavoro, farfalla gialla
Photo by Kevin Grieve

Se sono premianti la certezza, la tenacia, la potenza come si può accogliere la fragilità in quei contesti in cui non è ammessa o è mal tollerata?

Come sarebbero le relazioni, e le relazioni al lavoro, se fossimo tutti un po’ più capaci a tollerarci e a dare valore alle reciproche fragilità? Continue reading “Fragilità al lavoro (maneggiare con cura!)” »

Congedo di paternità: mamme che lavorano e papà che cambiano?

Alla nascita di un bimbo la conciliazione vita-lavoro delle mamme e dei papà deve trovare nuovi equilibri attraverso una ridefinizione di compiti e responsabilità. Per evitare che a soccombere sia soltanto la mamma che lavora servono leggi e investimenti pubblici, ma serve anche mettere in discussione nella coppia alcuni assunti culturali oramai da superare.

Congedo parentale e mamme che lavorano, papà che passeggia col figlio

In questo giorni la stampa sta (giustamente) riportando l’attenzione sul congedo di paternità, la cui sperimentazione terminerà quest’anno nel caso non venisse confermata dal Governo. Il congedo, che inizialmente era di un giorno e poi di due, è stato introdotto nel 2013. La legge di Stabilità 2018 lo ha raddoppiato da 2 a 4 giorni (congedo obbligatorio remunerato al 100 per cento) ma si tratta di una misura sperimentale che in assenza di interventi normativi si concluderà il prossimo 31 dicembre. Continue reading “Congedo di paternità: mamme che lavorano e papà che cambiano?” »

Ansia e gestione del tempo: una questione di confini?

Gli stati d’ansia sono generalmente associati ad una perdita di controllo. Quando il tempo ci sfugge e non siamo in grado di maneggiarlo è più probabile attivare una risposta di allarme che si traduce in stress e stati d’ansia generalizzata. In questi casi, gestire bene il tempo può avere un doppio beneficio: rendere più efficace la nostra organizzazione quotidiana e contenere l’ansia.

Ansia e gestione del tempo, guardare l'orologio

Ciascuno di noi può tollerare una limitata perdita di controllo, superata la quale entra in uno stato di agitazione e di ansia. Se temporaneo, questo stato è funzionale ad attivarsi per ristabilire l’equilibrio, ma se si protrae diventa disfunzionale e patologico. In molti casi l’ansia ha a che fare con la gestione dei confini e del tempo e con la sensazione di non poterlo gestire ed esserne sopraffatti. Il tempo, che nella rappresentazione mitologica mangia i propri figli, a volte minaccia di inghiottirci e noi rischiamo di perderci. Mantenere un orientamento e una gestione salda del tempo ci dà una sensazione di controllo e di benessere, aumenta contemporaneamente il senso di efficacia e tiene a bada l’ansia. Continue reading “Ansia e gestione del tempo: una questione di confini?” »

Riuscire a cambiare: hai un piano?

Il desiderio è una premessa importante di ogni cambiamento. Ma non è sufficiente. Spesso per cambiare è necessario un vero e proprio programma che consenta di tradurre il desiderio in qualcosa di concreto e darne seguito con azioni puntuali e sistematiche: serve un piano d’azione.

Un piano d’azione è una guida fondamentale se vogliamo finalmente dare seguito al nostro desiderio di cambiamento. Il futuro desiderato non è sempre facile da mettere a fuoco: serve un lavoro di analisi, esplorazione e ricerca. Dopo che si è compreso dove si vuole arrivare è necessario procedere con azioni mirate e sistematiche.

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Mamme che lavorano: come cambia anche il ruolo del padre

Mamme che lavorano ruolo del padreL’interrogativo con cui ho intitolato il mio post precedente Mamme che lavorano: papà dove sei? invitava ad una riflessione sul cambiamento ancora solo all’inizio del ruolo del padre quando la mamma lavora.

Questo cambio di ruolo (e di identità) riguarda entrambi i genitori: le mamme che lavorano spesso non possono prendere come riferimento il modello di madre che hanno introiettato nella loro esperienza di figlie e sono chiamate più di un tempo a trasformare modalità, abitudini e identità .

Ciò vale altrettanto per i papà.

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Mamme che lavorano: papà dove sei?

Mamme che lavorano: papà dove sei?Per una mamma che lavora è di fondamentale importanza la presenza del padre, sia per il sostegno pratico che per la condivisione emotiva. Il ruolo delle mamme oggi è cambiato, soprattutto per le mamme lavoratrici e i papà sono chiamati ad un cambio di ruolo forse ancora più difficile e incerto. Come cambia il ruolo del padre oggi? Cosa è chiamato a cambiare di sé e del proprio atteggiamento tradizionale? Cosa può fare concretamente un papà quando la mamma lavora?

In una serie di post, di cui questo è il primo, cerco di rispondere a queste domande, anche sulla base delle attuali teorie, tendenze socio-culturali e dati di ricerca.

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Meno ansia al lavoro: chiarezza, progettualità e network.

Meno ansia da lavoro e come gestirla con chiarezza, progettualità e networkNon ci sono ricette, in realtà. La vita professionale spesso ci riserva fatiche che richiedono tutte le nostre energie, sensibilità e capacità. In qualche caso non ci sono scorciatoie e l’ansia è il dazio da pagare per ottenere soddisfazioni e riconoscimenti o per stare al passo col ritmo che ci viene richiesto. O semplicemente per tener duro e strappare al mondo del lavoro quel minimo che ci spetta per poter vivere decentemente.

È importante però non superare i livelli di guardia: l’ansia oltre un certo limite rischia di cronicizzarsi e di diventare patologica.

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Psicoterapia del lavoro

Psicoterapia del lavoroSe la parola “psicoterapia” non fosse così marcatamente connotata di significato medico, potremmo dire che moltissime persone nel lavoro prima o poi hanno bisogno di psicoterapia.

Per poter pensare di servirsene senza che ciò abbia carattere di eccezionalità o di estrema ratio dobbiamo allontanarci dall’idea che la psicoterapia sia la “cura dei matti” o che sia un aiuto a cui ricorrere solo nel caso di gravi problemi psichiatrici o di indicibili traumi. O di condizioni di prostrazione psicologica fortemente inabilitanti. Se la pensassimo a questo modo è come se, per fare un parallelo, ci rivolgessimo al medico solo quando la nostra vita è in grave pericolo o andassimo dal fisioterapista solo quando non siamo più in grado di muoverci e camminare o se chiedessimo un consulto all’oculista quando siamo prossimi alla cecità. Ma in questi ambiti non facciamo così.

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