Il mobbing è una forma di aggressione e vessazione sul luogo di lavoro. È importante riconoscerlo e attivarsi per mettere in atto le azioni necessarie.
In generale, il mobbing è una forma di aggressione sistematica e reiterata sul luogo di lavoro, verbale e talvolta fisica, messa in atto da una o più persone nei confronti di un singolo individuo, con l’intento di nuocere e spesso di estromettere l’individuo stesso dal contesto organizzativo.
Cos’è il mobbing: alcune definizioni
Secondo Leymann (1990) il mobbing ha a che fare con una condizione di “terrore psicologico” che si realizza attraverso una “comunicazione sistematicamente ostile e non etica – da parte di una o più persone – diretta generalmente a un singolo”.
Per De Polo (2003) il mobbing è una “forma di aggressione psicologica e morale sul lavoro, esercitata e reiterata nel tempo, più o meno intenzionalmente, da uno o più aggressori per mezzo di azioni negative volte a spingere la persona nella condizione di non potersi difendere al suo isolamento ed espulsione dal contesto socio-produttivo”.
Una definizione più articolata la troviamo in Einarsen, Hoel, Zapf e Cooper (2003) secondo i quali “il mobbing può essere definito come un’aggressione psicologica, una forma di offesa morale, volta a spingere una persona alla sua esclusione dal contesto lavorativo o a danneggiare alcuni aspetti del ruolo lavorativo e della mansione.
Quando è mobbing: come riconoscerlo
Per etichettare come mobbing determinate attività e processi, i comportamenti di vessazione devono essere esercitati ripetutamente e regolarmente (ad esempio, ogni settimana) e per un certo periodo di tempo (ad esempio, circa 6 mesi). Il mobbing è un processo di intensificazione di un conflitto (escalation) nel corso del quale una persona si trova in una posizione di inferiorità ed è vittima di sistematiche azioni negative da parte di uno o più aggressori. Il mobbbing non si riferisce né ad un conflitto scaturito da un incidente o da un evento isolato né a un conflitto in cui tra aggressore e vittima intercorre la stessa relazione di potere”.
Ci sono diversi parametri di riconoscimento del mobbing che sono comunemente riportati in letteratura: le vessazioni devono avvenire sul luogo di lavoro, avere una certa frequenza e durata, ci deve essere un disparità di livello tra la vittima e l’aggressore, deve esserci un intento persecutorio e ci deve essere un andamento di progressiva gravità nelle azioni inflitte e nelle conseguenze subite. Un metodo di valutazione del mobbing diffusamente riconosciuto e applicato è quello di H. Ege, che è uno degli esperti più autorevoli e accreditati del settore (schema LIPT – Leymann Inventory of Psychological Terrorism – di Leymann e metodo Ege).
In caso di mobbing: cosa fare
Per prima cosa è importante accertarsi che si tratti di mobbing. Spesso infatti le vessazioni e le violenze sul luogo del lavoro, pur essendo gravi e sanzionabili, non necessariamente rientrano nel mobbing. I parametri che ho più sopra indicato possono essere in tal senso già un aiuto e un orientamento.
Qualora invece ciò che ci sta accadendo abbia buone probabilità di configurarsi come mobbing, si può decidere di percorrere le vie legali e di esporre denuncia.
Sportello mobbing
Per prima cosa è importante rivolgersi ad uno degli sportelli mobbing che si trovano in quasi tutte le città. Per cercare l’indirizzo ci si può rivolgere al Comune o ai sindacati o cercare in internet lo sportello più vicino al proprio luogo di residenza. Contemporaneamente è utile verificare la presenza in azienda di uffici o comitati anti-mobbing o, in generale, di organi preposti alla tutela dei lavoratori.
Raccogliere prove delle azioni di mobbing
Nel frattempo è importante raccogliere e conservare tutte le prove che possono attestare le azioni vessatorie: e-mail, cambio di mansione, sms, referti del pronto soccorso, referti medici, etc. e chiedere tutti gli atti d’ufficio che ci riguardano.
Testimonianze dei colleghi
Bisogna poi identificare alcuni colleghi che possano testimoniare riguardo le azioni di mobbing intraprese dall’aggressore. Spesso è più facile trovare disponibilità in chi ha già lasciato l’azienda, perché non corre rischi di eventuali ritorsioni. Tuttavia, anche i colleghi attuali possono essere disponibili a testimoniare, soprattutto quando il fenomeno del mobbing in parte vede anche loro come vittime.
Medico competente, ASL e Medicina del Lavoro
Ai fini della denuncia e per la richiesta di risarcimento danni per mobbing, può essere utile rivolgersi ad ASL, ospedali (Dipartimento di Medicina, Centro o Servizio di Medicina del Lavoro) o medici specialistici per farsi diagnosticare tempestivamente i danni e le conseguenze fisiche e psicologiche subite.
Avvocato competente in materia di lavoro
Nel caso si decida di procedere con la denuncia è necessario rivolgersi ad un avvocato competente in materia di lavoro o, se la spesa non è sostenibile, ad un Avvocato patrocinio a Spese dello Stato in materia civile.
Sostegno psicologico
Questo è ciò che è necessario fare sul piano pratico. Tuttavia la condizione di vittima di mobbing e ciò che è richiesto per affrontare le diverse fasi processuali può avere un impatto devastante sulla persona in termini psicologici e relazionali. Non va quindi sottovalutato un aiuto e un sostegno psicologico, poiché c’è il rischio di vedersi riconosciuta la ragione ma di aver pagato un prezzo psicologico molto più alto del risarcimento dovuto.