Dal mobbing è necessario difendersi non solo sul piano legale ma anche su quello psicologico. Il rischio altrimenti è di portare avanti una battaglia che potrà darci ragione ma dalla quale rischiamo di uscirne distrutti.
Per difendersi dal mobbing e tornare ad una condizione di benessere sono necessarie alcune attenzioni pratiche. Sono indispensabili per mantenere un livello adeguato di salute fisica e psichica, . Il primo passo è la consapevolezza di essere vittime di mobbing, senza minimizzare il problema. Il secondo è non cadere nell’autocommiserazione. Il terzo è darsi una chiara strategia d’azione. Ecco di cosa si tratta.
Ridurre lo stress: attività fisica e rilassamento.
Gli eventi stressanti, sia quelli acuti che quelli cronici, producono un’attivazione anomala a livello emotivo e fisico. Anche nel mobbing, lo stato di allarme genera una costante risposta automatica di attacco e fuga che attiva il sistema neurologico, ormonale e fisico: aumento del livello di adrenalina e cortisolo, accelerazione del battito cardiaco, aumento della frequenza del respiro, tensione muscolare. A lungo andare questi effetti si ripercuotono sulla salute fisica e psichica con una serie di conseguenze patologiche (irritabilità, disturbi del sonno, cefalee, dermatiti, abbassamento delle difese immunitarie, ansia, attacchi di panico, depressione).
L’attività fisica, così come alcuni esercizi di rilassamento, consentono di tener basso il livello di cortisolo e adrenalina, di ridurre la tensione muscolare e di diminuire lo stato di attivazione e allarme, responsabile dello stress e dell’ansia legate al mobbing. Questo aiuta a mantenere un livello adeguato di lucidità e di motivazione, di accedere a modalità più evolute di fronteggiamento e di intraprendere strategie di cambiamento più efficaci.
Attivare e rinforzare la rete sociale
Per difendersi dal mobbing una delle strategie fondamentali e di aumentare l’investimento nelle relazioni sociali, sia in ambito professionale che personale. Una delle conseguenze più insidiose del mobbing è proprio l’isolamento, sia quello prodotto intenzionalmente dai persecutori sia quello meno consapevole messo in atto dalla vittima, per vergogna, perdita di autostima o timore di essere rifiutati.
Prendersi cura delle relazioni sociali, come ad esempio telefonare o incontrare più spesso amici e conoscenti, pranzare con i colleghi (esclusi ovviamente coloro che far parte dei persecutori…), parlare con i familiari e i parenti … sono tutti modi per mantenere vive le relazioni sociali, per permettere agli altri di offrirci il loro sostegno e per avere un confronto esterno su ciò che sta accadendo e cosa serve fare. Poiché il mobbing diventa in molti casi una vera e propria ossessione, che riduce la visuale e la colora negativamente, è importante avere persone intorno che ci possano restituire una fotografia più realistica e allargata della realtà. Attenzione però: non utilizzare gli incontri con gli altri solo per parlare di mobbing perché rischieremmo alla lunga di farci evitare.
Rendere “pubblico” il problema
È importante che il nostro caso di mobbing non rimanga una faccenda “privata”, nota a poche persone e non nominabile. Al contrario deve essere il più possibile reso “pubblica”. Parte della forza e della virulenza dei persecutori e dovuta ad un indebolimento dell’autostima della vittima e al suo isolamento. Comunicare il problema consente di chiamare in causa altri interlocutori e ruoli che possano riportare ad un senso di realtà qualcosa che da subito assume i tratti di un incubo irrealistico. È necessario farlo con una buona intelligenza sociale e organizzativa, non sull’onda delle emozioni, e con una strategia relazionale pensata “a tavolino”. Vanno definiti gli interlocutori organizzativi rilevanti (Direzione risorse umane? Capo del capo? Direttore di BU? CUG – Centro Unico di Garanzia? Rappresentanze sindacali?), gli obiettivi che si vogliono ottenere (informare, responsabilizzare, ottenere un intervento diretto o indiretto) e le mosse da fare.
Rendere pubblico il problema aumenta le probabilità di difendersi dal mobbing perché richiama inevitabilmente l’attenzione di coloro che hanno la responsabilità di intervenire (anche per leggi e normative previste dal contratto di lavoro!).
Concentrarsi su ciò che si può controllare
Come diceva Epiteto, nel I° secolo d.C., alcune cose sono in nostro potere e altre non lo sono. Per non essere sopraffatti dalla tristezza o dall’inquietudine o per non trovarsi a rimproverare dio e gli uomini, diceva il filosofo, è bene occuparci solo di ciò che è in nostro potere e non cercare di portare sotto il nostro controllo ciò che per natura non lo è. Questo rimane ancora oggi un invito utile e sano, soprattutto quando lo stress emotivo conduce a pensieri ed azioni poco lucide o fallimentari. Per difendersi dal mobbing è importante distinguere tra ciò che è in nostro potere e ciò che invece non è sotto la sfera del nostro influenzamento. Questo ci consente di non disperdere le energie e di diminuire il sentimento di frustrazione e di impotenza per azioni dall’esito improbabile. Avere un elenco chiaro degli aspetti che possiamo influenzare aumenta il nostro sentimento di possibilità (empowerment) e di auto-efficacia, che a loro volta in una circolarità virtuosa aumentano le probabilità che le nostre azioni vadano davvero a buon fine.
Avere un piano d’azione
Una volta stabilito il nostro ambito di influenzamento è fondamentale definire un vero e proprio piano d’azione, chiarendo per iscritto obiettivi, impatti che si vogliono ottenere, risorse da attivare, possibili ostacoli e (piccole) iniziative concrete da mettere in agenda.
Per difendersi dal mobbing è fondamentale non mettere in atto azioni azzardate sull’onda dell’emotività, come ad esempio rassegnare le dimissioni o andare a uno scontro frontale senza prospettive e senza valutarne le conseguenze.
È importante anche tenere traccia degli esiti via via ottenuti, per avere un riscontro più oggettivo di ciò che siamo in grado di fare, ciò che possiamo migliorare o ciò che dobbiamo smettere di fare. Anche in questo modo, si acquisisce maggiore consapevolezza di sé e maggiore controllo sugli eventi.
Difendersi dal mobbing non è semplice, perché il livello di stress, ansia o depressione che lo accompagnano sequestrano buona parte della lucidità e delle energie. Il mobbing inoltre aggancia spesso vulnerabilità passate che riemergono e possono rimettere in circolo ferite ancora da rimarginare. Può essere necessario un aiuto esterno, di accompagnamento, coaching o di psicoterapia. Ma in tutti i casi è importante non soccombere, non incassare e basta rimanendo “nell’angolo”, ma reagire e affrontare con consapevolezza ed energia il disagio attuale e progettare il benessere per futuro.