Vacanze, rientro e cambiamento

Vacanze rientro e cambiamentoCi sono infiniti modi di organizzare e godersi le vacanze. Possono essere la continuazione del ritmo quotidiano e lavorativo, dove lo svago è strutturato da sveglie e agende, per organizzare il tempo che rischierebbe di essere altrimenti libero. Possono essere un vagare attivo, ma meno compulsivo, con attività poco premeditate, ma che comunque impegnano e scandiscono le giornate. Oppure possono essere vacanze in senso letterale, uno stare nel vacuum per l’appunto, e quindi una sospensione radicale di qualsiasi attività operativa a favore di altre contemplative e oziose, quasi melanconiche.

In questo vagare, che è del fisico, della mente e anche dell’anima, si crea talvolta uno spazio per pensare a sé, a ciò che siamo e facciamo, a nuove possibilità per il futuro.

Può capitare di essere rapiti da un paesaggio, di innamorarsi di altre culture, di godere di ritmi di vita differenti dai nostri abituali, e di pensare anche solo fugacemente a come sarebbe la nostra vita se…

A volte questo pensiero dura il tempo di una chiacchierata, se ne parla con gli amici, si fanno ipotesi giocose sul lasciare tutto e reinventarsi la vita. Poi i giorni di vacanza finiscono, si fanno i bagagli, il cellulare riprende a squillare e tutto torna come prima.

Non sempre è così.

Per qualcuno il pensiero di un cambiamento rimane e con quello anche il malessere di ritornare in un quotidiano che si vorrebbe differente.

Che fare? Chinare la testa? Dire che anche questa volta il pensiero passerà? Che è solo passeggero? Che non si può fare altrimenti?

Non ci sono rivoluzioni da intraprendere, gesti epici, decisioni estreme.

C’è da coltivare qualcosa che si annuncia, far convivere emozioni contrastanti, tollerare di non sapere, convivere con l’ambivalenza.

E se il pensiero e l’emozione che la vacanza ha sollecitati perdurano, allora sono da costruire le premesse di una rivoluzione silenziosa: piccoli e impercettibili cambiamenti quotidiani, lucidità nel non ripetere sempre le stesse cose, tolleranza per quella parte della nostra vita che non ci piace più e che dovremo trasformare. E allora sì che sarà una rivoluzione, che quando accade non si sa bene quando è iniziata. Come un’alba che si annuncia e poi ci si ritrova in un promettente nuovo giorno chiedendoci quand’è che è cominciato.

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