Cambiare lavoro: quando la paura di deludere è di ostacolo

Cambiare lavoro è talvolta ostacolato da emozioni profonde, spesso inconsapevoli, che ci impediscono di utilizzare al meglio la nostra energia, volontà e intelligenza. La paura di deludere è legata a insicurezze e vicende del passato, difficili da riconoscere. Utilizzando in maniera integrata alcune metodologie dell’EMDR e il career coaching è possibile  superare l’empasse e dare seguito al nostro progetto di cambiamento al lavoro.

Cambiare lavoro e la paura di deludere, mano che apre agenda sul tavoloCambiare lavoro richiede un impegno notevole sia sul versante pratico, quello delle cosiddette tecniche di ricerca lavoro, sia su quello psichico, delle dinamiche emotive e delle cognizioni. Entrambi i versanti sono importanti. Si aumentano le probabilità di cambiare lavoro se si definisce con chiarezza il proprio progetto, si identificano gli interlocutori giusti, si coltiva e sviluppa il proprio network e ci si preoccupa di presentare se stessi in maniera efficace e desiderabile. Ma cambiare lavoro è talvolta più facile se ci prende cura delle proprie emozioni e di quello che ci fanno fare, o ci impediscono di fare, quando sono ingombranti. Capita a volte che queste emozioni arrivino “da lontano”, e prendano una forma muta, congelando il desiderio proprio sul punto in cui dovrebbe prendere slancio e tradursi in progetto e azione. È la paura di deludere. Continue reading “Cambiare lavoro: quando la paura di deludere è di ostacolo” »

Riuscire a cambiare: hai un piano?

Il desiderio è una premessa importante di ogni cambiamento. Ma non è sufficiente. Spesso per cambiare è necessario un vero e proprio programma che consenta di tradurre il desiderio in qualcosa di concreto e darne seguito con azioni puntuali e sistematiche: serve un piano d’azione.

Un piano d’azione è una guida fondamentale se vogliamo finalmente dare seguito al nostro desiderio di cambiamento. Il futuro desiderato non è sempre facile da mettere a fuoco: serve un lavoro di analisi, esplorazione e ricerca. Dopo che si è compreso dove si vuole arrivare è necessario procedere con azioni mirate e sistematiche.

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Vacanze, ripresa del lavoro e psicoanalisi: ripartire in salute dopo la pausa estiva

Riprendere a lavorare dopo la pausa estiva genera per ciascuno pensieri ed emozioni differenti. Tutti, anche un poco esagerando, tendono ad utilizzare l’espressione “trauma da rientro”: per alcuni è soltanto un modo di dire, mentre per altri il rientro al lavoro è un passaggio critico.

Ci sono persone per le quali prevale il desiderio di riprendere le attività, i progetti lasciati, lo scambio con i colleghi: la pausa estiva le ha aiutate a fare un carico di energie per ripartire. Altri hanno invece sentimenti e pensieri contrari: rifiuto, demotivazione o desiderio irrealistico di fuga. Spesso questi sentimenti sono accompagnati da malesseri fisici (mal di testa, insonnia, nausea) o piccoli incidenti che riguardano se stessi o i propri oggetti (fratture, strappi, caduta del pc) o atti mancati (sbagliare strada, uscire ad un’altra fermata della metro, dimenticare il telefono a casa) che testimoniano nella loro concretezza qualcosa che si agita a livello emotivo.

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Vacanze, rientro e cambiamento

Vacanze rientro e cambiamentoCi sono infiniti modi di organizzare e godersi le vacanze. Possono essere la continuazione del ritmo quotidiano e lavorativo, dove lo svago è strutturato da sveglie e agende, per organizzare il tempo che rischierebbe di essere altrimenti libero. Possono essere un vagare attivo, ma meno compulsivo, con attività poco premeditate, ma che comunque impegnano e scandiscono le giornate. Oppure possono essere vacanze in senso letterale, uno stare nel vacuum per l’appunto, e quindi una sospensione radicale di qualsiasi attività operativa a favore di altre contemplative e oziose, quasi melanconiche.

In questo vagare, che è del fisico, della mente e anche dell’anima, si crea talvolta uno spazio per pensare a sé, a ciò che siamo e facciamo, a nuove possibilità per il futuro.

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